Descrizione
La chiesa del capoluogo si distingue tra gli altri templi dell'Alta Valle per la struttura, per le numerose sculture lignee barocche e per le tele di ottime scuole. L'edificio è un'interessante esempio "a sala", con una complessa struttura a tre navate: alla centrale formata da quattro campate rettangolari, ne corrispondono altrettante quadrate nelle laterali. Le svolte si sviluppano con profilature a sesto acuto sulla linea di separazione delle navate; le sei colonne marmoree sono la parte più genuina della chiesa. La facciata esterna termina a cuspide appena spezzata. Il rosone circolare è fedele alla forma originale. Il portale di marmo è di stile cinquecentesco.
La costruzione fu iniziata nel 1580, dopo la visita di S. Carlo, e consacrata il 10 settembre del 1603. Dell'antica parrocchiale ci rimane un frammento semicircolare di abside romanica forse del XIII sec. Lo spazio del presbiterio della chiesa è dominato dalla sontuosa ancona del Bulgarini (1620), una delle più belle opere lignee del '600 bresciano. L'altare maggiore, con i depositi delle reliquie (1658), è opera di Domenico Ramus. Il paliotto del 1703, che rappresenta il battesimo di Clodoveo, è di Clemente Buccella, allievo di D. Ramus. La cappella del Suffragio dedicata a S. Carlo e a Sant'Antonio di Padova, con l'ancona di Carlo Ramus figlio di D. (1670) racchiude la pala delle "Anime Purganti" del Saviorese Gaioni detto Borni Bate. All'altare della Concezione possiamo ammirare la grandiosa tela del Rosario del Bona (1606) e la pala raffigurante la Madonna, Sant'Agata e Santa Caterina dipinta dal Domeneghini di Borno (1599). L'ancona dell'altare di S. Francesco e Rocco, di semplice fattura, è del valtellinese Locheti (1604) e racchiude la pala di scuola veneta del Bortolotti. L'ex pala della chiesa di S. Sebastiano è di Vincenzo Schena (1705).
Un quadro di Sant'Antonio e San Gerolamo, collocato tra il XV e il XVI sec., è attribuito al Bardelli. Altri quadri sono opera degli allievi di Palma il Vecchio. I quadri dei Martiri sono del pittore Moroni di Lovere (1685). Gli scranni del coro, la cassa dell'argano, la cantoria, il portale della sagrestia, il pulpito, la bussola sono opera dei Petroboni, intagliatori locali. Il campanile a bulbo, di stile veneto, fu innalzato nel 1874, su un merlato preesistente, affinché fosse sistemato il concerto di campane della ditta Pruneri di Grosio.